di Marina Crisafi - È arrivato ieri sera il via libera di Montecitorio al disegno di legge che consente l'installazione delle telecamere a circuito chiuso negli asili e nelle strutture per anziani e disabili, pubbliche e private.
Il testo, frutto dell'unione tra più progetti di legge (qui sotto allegato), è stato approvato con 279 voti a favore, 22 contrari e 69 astenuti e mira a prevenire e contrastare gli abusi, anche di natura psicologica, sui soggetti più indifesi, di cui molto spesso i media hanno dato notizia (ndr: l'ultimo caso è di ieri e riguarda una struttura per anziani nel salernitano chiusa dopo i maltrattamenti ai pazienti da parte degli operatori).
La nuova legge non istituirà una sorta di "grande fratello" ma consisterà in un occhio discreto, a disposizione di chi potrà permetterselo (i costi infatti saranno a carico delle strutture) e la sua applicazione è ancora tutta da verificare. Rimangono da sciogliere infatti diversi nodi sul fronte privacy, attualmente "tamponati" con la previsione che i video potranno essere visionati soltanto dai pm e non dai genitori. Il testo intanto si avvia al Senato per l'esame definitivo.
I punti chiave:
L'installazione e l'accesso
Punto nevralgico del ddl, al fine di prevenire e contrastare maltrattamenti nei confronti dei minori negli asili nido o scuole d'infanzia, degli anziani e disabili nelle case di cura a carattere residenziale, semi-residenziale o diurno, è la possibilità per di installare, nei locali delle strutture, sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso con immagini cifrate, con un meccanismo a due chiavi: una in possesso della struttura stessa e l'altra di un ente terzo certificato. La raccolta dei dati è utilizzabile a fini probatori in sede di accertamento delle condotte di abuso, fermi restando il "patto educativo e l'alleanza terapeutica".
Per risolvere i problemi sul fronte privacy, il testo prevede che l'accesso alle registrazioni sia vietato, salvo, nel caso di segnalazione o denuncia: ma in tal caso le immagini potranno essere visualizzate soltanto dal pm o dalla polizia giudiziaria su sua delega.
L'installazione avverrà soltanto "previo accordo collettivo con le rappresentanze sindacali unitarie" (ovvero, in mancanza con l'autorizzazione dell'ispettorato del lavoro) e la presenza dei sistemi di videosorveglianza dovrà essere sempre segnalata a tutti i soggetti che accedono ai locali monitorati. È in ogni caso vietato l'uso di webcam.
Inoltre, nelle strutture sanitarie e socio-assistenziali l'uso delle telecamere sarà consentito soltanto nel rispetto della Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili e previo consenso degli interessati (ovvero dei tutori se minorenni o incapaci).
Il tutto, infine, dovrà avvenire senza oneri aggiuntivi per lo Stato: ciò significa che le strutture dovranno montare le videocamere a proprie spese.
Le deleghe
Il testo demanda al Garante per la privacy la definizione, entro 60 giorni dall'entrata in vigore, degli adempimenti e delle regole da applicare in relazione all'installazione delle videocamere.
Entro 6 mesi, inoltre, il ministro della Salute (di concerto con i sindacati e previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni) dovrà emanare le linee guida per stabilire le modalità di accesso nelle strutture socio-sanitarie per garantire, laddove possibile, le visite agli ospiti per l'intero arco della giornata. Per quanto concerne, invece, asili nido e scuole dell'infanzia, sarà il Miur a definire le modalità per assicurare il necessario coinvolgimento delle famiglie interessate.
Viene, infine, delegato il Governo ad emanare un decreto attuativo (entro un anno dall'entrata in vigore della legge) che disciplini la formazione e valutazione attitudinale nell'accesso alle professioni educative di cura nelle strutture, sia al momento dell'assunzione in servizio che periodicamente.
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